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MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA

679329
Praga, Emilio 22 occorrenze
  • 1881
  • F. CASANOVA. LIBRAIO - EDITORE
  • prosa letteraria
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MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA

Molti anni, ciò che vuol dire molte sciagure, sono passati dal giorno in cui bussai a quella porta. Compivo i venti, avevo la valigia del pittore

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dell'amico nostro, ch'io mi studiai di riprodurre, come l'avevo vivo davanti gli occhi, nella figura, nei discorsi, e nelle digressioni del protagonista

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burroni, in tutte le macchie; felice se riuscivo a scovarne qualche immagine, schiva dei sentieri troppo battuti, o qualche rima discreta. Avevo anche

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sempre fatto del bene a tutti ... Mentre il sindaco parlava io avevo a stento frenato la voglia di dargli sulla voce. La protesta di Leonardo aveva

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tovagliolo bianchissimo, le ova ed il pane accanto a una bottiglia di vino. Il curato, cui non avevo ancora avuto modo di rivolgere il mio discorso tranne

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frettoloso ed impaziente alla meta. Non avevo più meco la cassetta dei colori; da molto tempo non guardavo più intorno a me, ma frugavo dentro di me, nel cuore

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altri uomini; la mamma era da parecchi anni sempre ammalata, io avevo il mio da fare per assisterla e sbrigare le faccende di casa: mia sorella era una

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farfalle: non avevo quasi aperta la finestra, che il pavimento della camera ed il letto ne erano coperti. Di là dal muro di cinta si protendeva la campagna

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con tutto il calor dell'amicizia ch'io avevo per lei: - Rosilde, badate ad avervi cura ... promettetemi di aver confidenza in me. Qualunque cosa vi

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di sera, Baccio partì, tutto orgoglioso del bastone col corno di camoscio, ch'io gli avevo prestato di gran cuore, sapendo di fargli un segnalato

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Erano le riflessioni ch'io facevo fra me tornando dalla Testa Grigia dove avevo voluto arrampicarmi un'ultima volta. E la conclusione fu ch'io avrei

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l'ultima volta che lo avevo veduto. Egli era sul letto, meno coricato che seduto, appoggiando il dorso su tre ampi cuscini. colle braccia distese lungo il

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era triste, accasciato come non l'avevo mai visto. Mi parve allora assai più vecchio del solito; si appoggiava al mio braccio e camminava a stento

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guardandomi con ansietà. Io non sapevo che rispondere. Preso lì su due piedi mi sentivo impacciato a indicare i mezzi di una risoluzione che avevo

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quello che la muterei in fortezza, sclamò il curato, a cui il lettore s'accorgerà che io non avevo detta tutta intiera la verità. I miei occhi non

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ciottolato. Era un bellissimo giovane con una elegantissima barba nera. Avevo cominciato appena ad ammirarlo che egli, balzato a terra, si buttò con una

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stanchezza in corpo! Ahimè! la ricusavo appunto, stavolta, perchè già in due altre occasioni, dacchè mi aggiravo su per quei monti, l'avevo accettata, e

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Giunti alla sala da pranzo, trovammo la tavola imbandita. Il curato mi fe' sedere alla sua destra; uno dei due preti che avevo intraveduto alla messa

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singolare! in quella solitudine dove la vita mi pareva dovesse scorrere tranquilla come un idillio, monotona come il ciangottare di un ruscello avevo

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mia, non ne avevo mai visto. To'! il cielo pareva disceso sulla terra, e i cocuzzoli delle montagne pareva che si arrampicassero in cielo. Si

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... - Signori, ho letto, nei tempi in cui avevo tempo da perdere, le mille e una notti, un libro pieno delle cose più stravaganti di questo mondo e

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monile di brillanti e porgendolo al barcaiuolo: - Prendi, spetta a te; io l'avevo portato per chi avesse ripescato il mio cadavere. Tu mi hai servita

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